Il Prosecco è il vino più venduto al mondo, sarà per la sua leggerezza, la bollicina fine e il sapore fruttato, ma nonostante la sua semplicità, a volte riesce comunque a confonderci. Brut, Extra Dry e Dry, ma che vuol dire? Se anche a te è capitato di farti questa domanda sappi che non sei solo, ma siamo qui per fare chiarezza.
I termini Brut, Extra Dry e Dry indicano il residuo zuccherino rimasto all'interno del vino. Sono quindi un indicatore di una caratteristica fondamentale del Prosecco: l'amabilità.
Metodo Charmat e il residuo zuccherino
Per capire da dove deriva il residuo zuccherino bisogna prima comprendere il processo di spumantizzazione. Per la “presa di spuma” il Prosecco adotta il Metodo Charmat-Martinotti, che prevede una seconda fermentazione del vino in autoclave con l'aiuto di una soluzione zuccherina e opportuni lieviti. L'attività dei lieviti trasforma parte della soluzione zuccherina in alcool e anidride carbonica, mentre quella in eccesso prende nome di zuccherino e attribuisce al vino caratteristiche più o meno amabili.
Le varianti del Prosecco
Dopo la presa di spuma il Prosecco viene classificato in base al residuo zuccherino dissolto. Le tre classificazioni principali sono: Brut, Extra Dry e Dry.
Brut
Un Prosecco è classificato Brut quando il residuo zuccherino è inferiore ai 12 grammi per litro. Questa versione è diventata comune solo di recente e permette di abbinare il vino sia a primi leggere che a secondi di pesce. Inoltre uno spumante più secco lascia spazio alle caratteristiche più minerali del vino, che si fanno apprezzare in assenza di zuccheri. Negli ultimi anni i trend vedono il Brut diventare sempre più popolare, conquistando i palati specialmente degli italiani.
Extra Dry
Rientra come Extra Dry se il residuo zuccherino è compreso tra i 12 e i 17 grammi per litro. La versione in assoluto più popolare del Prosecco, quella che tutti conosciamo e che negli anni ha reso il Prosecco un fenomeno mondiale. L’Extra Dry è perfetto sia come aperitivo che a tutto pasto, è la giusta via di mezzo e accontenta un po' tutti con le note fruttate della mela golden e la delicatezza dei fiori bianchi.
Dry
Un Prosecco è Dry quando il residuo zuccherino supera i 18 grammi per litro, ma attenzione, non eccede mai 32. Il Dry è la versione più storica e tradizionale del Prosecco, infatti è anche il dosaggio solitamente preferito per il Cartizze. In questa versione le note fruttate e floreali raggiungono il loro apice e ci fanno percepire tutta la freschezza e morbidezza del vino. Il Prosecco nella versione Dry è quasi sempre consigliato per un brindisi, come aperitivo oppure in accompagnamento ad un dessert a fine pasto per via della sua naturale amabilità.
Extra Brut e Dosaggio Zero
Nella classificazione del Prosecco trovano posto anche altre varianti come l’Extra Brut e il Dosaggio Zero (chiamato anche Pas Dosé o Brut Nature). Nonostante la crescente popolarità negli ultimi anni, queste versioni sono comunque poco comuni e spesso apprezzate solo da una nicchia di appassionati ai vini più secchi.
- Extra Brut → Residuo zuccherino inferiore a 6 grammi per litro
- Dosaggio Zero → Residuo zuccherino inferiore a 3 grammi per litro
Extra: Demi-sec e dolce
Queste classificazioni sono comuni e riconosciute per gli spumanti in generale, non sono permesse dal disciplinare del Prosecco, che le vieta in ogni forma. Uno spumante demi-sec è definito tale quando il residuo zuccherino è compreso tra 33 - 50 grammi di zucchero per litro, mentre è definito dolce se supera i 51 grammi per litro.
Conclusione
Anche se a primo impatto i termini Brut, Extra Dry e Dry possono sembrare confusi, una volta capita la classificazione tornano di grande aiuto per aiutarci a scegliere il Prosecco più adatto per i nostri aperitivi e i festeggiare i momenti importanti.